Lettera a mia madre (di Georges Simenon) - recensione di Massimo P. |
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Sabato 14 Maggio 2011 17:08 |
(recensione di Massimo P.) A volte mi siedo al computer e mi metto a scrivere, poche pagine, e poi torno all’inizio, le correggo, cancello, alla fine, molto spesso, si riducono al lumicino. In questi momenti non devo fare lo sbaglio di pensare a Georges Simenon, scrittore belga di lingua francese in grado di scrivere anche ottanta pagine al giorno! Infatti la sua produzione ha numeri enormi: 450 tra romanzi e racconti, tradotto in 55 lingue, pubblicato in 44 nazioni e con oltre 700 milioni di libri venduti! Eppure a qualcuno questo proficuo scrittore sfugge fino a quando non gli si ricorda il commissario Maigret, fortunato personaggio letterario passato al grande pubblico grazie alle produzioni prima radiofoniche, poi cinematografiche, infine televisive. Non è di Maigret che voglio parlarvi, ma di un piccolo libricino di meno di cento pagine: Lettera a mia madre. È l’ultimo incontro dello scrittore con la madre novantunenne, anche lui è vecchio, ha oltre settant’anni, lei è in punto di morte, a letto, una suora è immobile seduta al suo fianco, silenziosa e tetra come la morte stessa. Il rapporto tra lo scrittore e la madre è conflittuale, combattuto, per tutto il racconto lui la chiama madre, termine ben diverso da mamma, che lascia comprendere il distacco almeno apparente tra i due. L’inizio sorprende, la domanda con cui la madre saluta il figlio quasi toglie il fiato: «Perché sei venuto, Georges?» La lettera, ripercorre la storia di una donna indurita dalla vita, ultima di tredici figli, orfana del padre a cinque anni, una donna che per tutta la vita ha sgambettato come un topino, fragile eppure testarda, una palla di nervi, con l’orgoglio dell’umiltà, perfino fiera della sua povertà. La fortuna del figlio, il suo successo, sono spesso visti con sospetto, con il timore che il figlio sia pieno di debiti, perfino le cene con importanti uomini d’affare o prestigiosi rappresentati della città, sono per la donna pericolose occasioni mondane. Le domande di Georges sono tante, ma una mi ha colpito più delle altre, una domanda che spesso mi sono fatto anch’io tante volte, domanda che mai ha avuto una risposta pienamente soddisfacente: Esistono tre miliardi di uomini sulla terra. Non so la cifra esatta. Sono allergico alle statistiche, alle cifre in generale. Quanti uomini sono vissuti, dalla preistoria sino ad oggi? Nessuno lo sa. Si può tuttavia supporre che, come oggi, si siano sempre combattuti tra loro, si siano uccisi, abbiano dovuto lottare contro i loro vicini, contro i grandi cataclismi naturali, contro le epidemie. E tuttavia non hanno mai smesso di porsi una domanda: “Che cos’è l’uomo? Chi è il mio vicino?” Oggi l’etnografia cerca le tracce degli uomini di un tempo, i nostri antenati: la biologia, nei laboratori di tutto il mondo, si sforza di conoscere l’uomo attuale. Però non conosciamo le persone della porta accanto, quelle che incrociamo tutti i giorni per la strada, al cui fianco lavoriamo. Madre, siamo noi due qui a guardarci. Tu mi hai messo al mondo, io sono uscito dal tuo ventre, m’hai dato il primo latte, tuttavia non ti conosco, come tu non conosci me. In questa stanza d’ospedale, siamo due stranieri che non parlano la stessa lingua, e che diffidano l’uno dell’altro… è per cancellare l’idea falsa che ho potuto farmi di te, per penetrare nella verità del tuo essere, per amarti che riunisco briciole di ricordi, che rifletto. Ed è proprio ciò che lo scrittore compie in questo piccolo libro: mette insieme briciole di ricordi, e, riflettendoci, anche le nostre vite sono piene di briciole, troppo spesso sottovalutate, che passano inosservate, dimenticate, ma che il più delle volte hanno con sé il senso intimo della nostra vita. È un Simenon diverso quello che scrive Lettera a mia madre, diverso dallo scrittore dei tanti racconti gialli, si mette a nudo senza giochi di parole, diventa uomo semplice, umile, forse diventa ciò che sua madre era stata ed aveva difeso nel corso di una vita intera.
Lettera a mia madre Fonte: dallo stesso autore, su LetterMagazine.it
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